La violenza domestica
Sull’onda della nuova campagna social di sensibilizzazione “Libera, puoi” del Governo, a sostegno delle vittime di violenza durante l’emergenza Covid-19, vi propongo un piccolo approfondimento sulla violenza domestica. In conclusione dell’articolo troverete anche delle informazioni utili in questa situazione.
L’argomento è molto vasto e meriterebbe di certo più attenzione, cosa che assolutamente non mancherà in questo “spazio virtuale”, essendo uno dei temi che mi sta più a cuore, come psicologa e come donna.
La violenza di genere è un problema sociale altamente diffuso e trasversalmente presente in tutte le fasce della popolazione, al contrario di quanto si possa pensare. Si concretizza in diversi modi: violenza psicologica, sessuale, fisica, verbale, economica e stalking. Gli ultimi dati, aggiornati al 2019, sono sintetizzati nel report diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore”.
Cos’è la violenza domestica?
“Tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima” (Art.2 Convenzione di Instanbul).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 ha riconosciuto la violenza domestica come un problema di salute pubblica, poiché incide gravemente sul benessere psico-fisico della donna, con conseguenze:
- fisiche (morte e lesioni, malattie sessualmente trasmissibili, gravidanze indesiderate, aborti, bambini nati sottopeso);
- personali e sociali (isolamento, perdita delle relazioni e del lavoro..);
- psicologiche (ansia, depressione, perdita dell’autostima, abuso di alcol, solo per citarne alcune), spesso manifestate sotto forma di disturbi psico-somatici (asma, cefalee, dolore cronico, gastrite, ipertensione…).
La violenza domestica assume le caratteristiche della ripetitività e della continuità, quasi quotidiana. Solo in casi eccezionali rappresenta un fenomeno improvviso, estemporaneo ed occasionale.
Il mantenimento di essa è ben spiegato dal ciclo della violenza (ne parlo qui): il partner, dopo la manifestazione di essa, si mostra pentito e cerca di minimizzare le proprie azioni (“Non ho detto questo, hai capito male tu”, “Ti ho solo toccato, non ti ho spinta”, “Stai esagerando, come al solito”), creando confusione. Spesso la donna cede alle scuse e si illude nel cambiamento.
L’illusione di un rapporto trasformato e basato sul rispetto e sull’amore, presto darà nuovamente spazio alla tensione permettendo al ciclo della violenza di ricominciare da capo.
Stare a casa non è per tutti una sicurezza, come potete aver ben inteso.
In questo momento in cui è richiesto alla popolazione italiana di stare a casa per evitare il contagio, la violenza domestica rischia di essere un’emergenza parallela e silenziosa: donne costrette a stare tutto il giorno con il proprio aguzzino.
Le telefonate ai centri antiviolenza, come le denunce, sono già in calo (circa il 50% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Le notizie post-epidemia, che ci arrivano dalla Cina, non sono per niente rassicuranti, registrando un aumento di violenze e femminicidi.
Ecco alcune indicazioni utili.
Cosa fare
Telefonare il 1522, quando si è fuori di casa per la spesa, la spazzatura o il cane, ad esempio (o quando è fuori il partner). Ricorda di cancellare la cronologia del telefono.
Scaricare l’app 1522 per chattare con un’operatrice dei Centri Antiviolenza.
Segnalare (anche in anonimo) dall’app YouPol, strumento ufficiale della Polizia di Stato, comportamenti violenti e chiamare direttamente il 113.
Da sapere
I centri antiviolenza e le case rifugio sono aperti per accogliere le donne che chiedono aiuto.
Le donne, che vogliono recarsi in un centro antiviolenza, sono dispensate dal fornire informazioni circa il luogo in cui si stanno recando: possono dichiarare solo lo stato di necessità nell’autocertificazione, mantenendo la riservatezza sulla causa specifica.
In caso di comportamenti violenti, per evitare di aggiungere violenza alla violenza, il maltrattante viene allontanato immediatamente dalla casa di residenza, che rimane a disposizione alla donna e ai figli.
I vicini di casa possono denunciare. La violenza non è mai affare di qualcun altro!
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