Il caregiver informale

Il termine anglosassone “caregiver” è entrato ampiamente nell’uso comune ed indica “colui che si prende cura” .

Il caregiver informale è un familiare che assiste ad un proprio congiunto ammalato e/o disabile. Con caregiver formale si intende invece una persona che assiste il malato dietro il pagamento di un compenso (la badante).

Il caregiver familiare si trova ad affrontare questo compito per un periodo medio-lungo, con un carico di responsabilità e preoccupazioni elevato, aggravato spesso da un ipercoinvolgimentoche lo porta a percepire come propria colpa anche eventuali criticità o peggioramenti nel proprio parente ammalato.

Il più delle volte il familiare non è “preparato” al compito, nè psicologicamente nè tecnicamente. Il “mestiere” del caregiver infatti non si apprende tramite un corso: è qualcosa che si struttura giorno dopo giorno, passando attraverso piccole vittorie e grandi sconfitte.

caregiver e demenza

Caregiver e demenza: I DATI

  • Il 76.6% dei caregivers sono donne, solitamente le mogli o le figlie;

  • Il 51.6% ha tra i 46 e 60 anni;

  • Il 47.7% dei caregivers è costretto ad un cambiamento lavorativo per poter espletare il compito di assistenza: chiedere un part-time, svolgere un lavoro meno gratificante, lasciare il proprio impiego e perdere il lavoro.

  • L’assistenza diretta richiede 6 ore giornaliere in media, tra cure igieniche, alimentazione, somministrazione terapia farmacologica. Altre 7 ore sono dedicate alla sorveglianza.

LE CONSEGUENZE DEL CAREGIVING

I familiari che assistono un congiunto malato sono coinvolti sia sul piano pratico-organizzativo che su quello psicologico e morale.

Vi possono essere:

  • Conseguenze psicologiche: aumento del disagio e riduzione benessere, rischio elevato di depressione (più del 50% dei casi) e ansia, frustrazione, dolore, rabbia, impotenza. Tali conseguenze negative sono spesso presenti a causa della pervasività della malattia stessa e per lo più legate alla gestione dei sintomi comportamentali del malato. Allo stesso tempo però è possibile trarne degli aspetti positivi nel prendersi cura di qualcuno come l’aumento dell’autostima e della soddisfazione personale, il sentirsi utili per qualcuno che a sua volta ci ha accudito.
  • Conseguenza fisiche:  sono frequenti disturbi del sonno, dolore e alterazioni del sistema immunitario. Tali conseguenze sembrano derivare da un’elevata presenza di cortisolo, l’ormone dello stress, e dalla messa in atto di comportamenti a rischio per la propria salute fisica (ad es. abuso di alcool, dieta povera e stile di vita sedentario).
  • Conseguenze sociali:  perdita del supporto, isolamento, rinuncia ai propri interessi sono spesso l’esito dell’assistenza continuativa e quotidiana al malato.
  • Economico-finanziarie: costi “diretti” relativi alle spese mediche e per l’acquisto di beni e servizi ad hoc, e costi “indiretti” che sono la conseguenza di una perdita di risorse (ad es. passare da un lavoro full time a part time per assistere il familiare).

Il caregiven burden

L’impatto psicologico, fisico, sociale ed economico della demenza sul familiare viene definito caregiven burden: uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale dovuto ad uno stress prolungato nel tempo.

Cosa fare per alleviare lo stress assistenziale?

Evitare l’isolamento

Spesso i caregivers sentono di non poter condividere con altri il peso della gestione del familiare, al contrario la rete di supporto è fondamentale.

  • Si può pensare di “istruire” i parenti a prendersene cura, creare un calendario con la suddivisione delle giornate o fare delle riunioni familiari in modo da condividere i propri pensieri, preoccupazioni o sentimenti.
  • Se necessario, accedere a programmi di sostegno per aiuti esterni a domicilio, che danno al caregiver del tempo per occuparsi di sè.
  • E’ importante non far diventare la malattia il centro della propria vita perdendo contatti e relazioni sociali poiché questo peggiorerebbe la situazione rendendo ancora più gravosa l’assistenza al malato.

Informarsi adeguatamente

  • Conoscere la malattia, la sua irreversibilità e la sua progressione: possono essere utili i seguenti articoli: La demenza, I sintomi cognitivi.
  • L’accettazione della malattia è un percorso complesso, con risposte diverse che possono essere collocate lungo un continuum che va dal rifiuto della notizia fino all’essere annichiliti da essa e quindi storditi e demoralizzati. In mezzo a questi estremi si collocano reazioni intermedie.
  • Conoscere le strutture di supporto e le iniziative territoriali: associazioni, Centri Diurni, Caffè Alzheimer, per confrontarsi con altri caregivers ed professionisti del settore.

Prendersi cura di se stesso

Frequentemente i caregivers trascurano la propria salute fisica e psicologica.

  • Imparare a riconoscere i campanelli di allarme del proprio corpo, che spesso evidenziano una sofferenza emotiva o fisica.
  • Migliorare la vita di tutti i giorni: le persone che assistono un malato devono necessariamente riposare a sufficienza, fare una dieta bilanciata, esercizio fisico, programmare una vacanza o del tempo libero.
  • Accedere, se necessario, a programmi di sostegno psicologico, gruppo di auto mutuo aiuto o Alzheimer Cafè.
  • Trovare modi per condividere momenti di felicità con il malato che può, comunque e nonostante la malattia, essere in grado di provare a lungo amore, gioia, voglia di ridere.
  • Trovare modi per poter migliorare il proprio benessere psicologico (possono essere d’aiuto i seguenti articoli: Il rilassamento, Il benessere psicologico)

Essere caregiver è impegnativo e stressante, la malattia del familiare rischia di assorbire completamente tutte le energie fisiche, emotive e psicologiche. Se necessario, chiedi aiuto.

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